IL CANTORE DELLE ALPI

Le Alpi
I verdi balzi e i pascoli ridenti,
reduce pellegrino, ho riveduto;
ai ghiacci eterni, ai fiumi ed ai torrenti
ho ridato dal cuore il mio saluto.
GIOVANNI BERTACCHI
Giovanni Bertacchi (Chiavenna, 9 febbraio 1869 - Milano, 24 novembre 1942) è stato un poeta, accademico e critico letterario italiano.
Rimasto orfano di padre durante l'infanzia, compie gli studi liceali a Como, prima presso il Collegio Gallio e poi presso il Liceo Volta, conseguendo la maturità nel 1888. Durante gli anni liceali, Bertacchi firma le prime composizioni poetiche, in particolare l'ode al mons. Pietro Carsana (vescovo di Como e direttore del Collegio Gallio), e l'elegia in morte di padre Bernardino Secondo Sandrini (rettore del collegio). Nel 1888, presso la tipografia Antonio Ogna di Chiavenna, viene data alle stampe la sua prima raccolta poetica, firmata con lo pseudonimo Ovidius.
Nel 1892, Bertacchi si laurea in Lettere presso l'Accademia Scientifico-Letteraria (poi confluita nell'Università degli Studi di Milano), con una tesi sulla Raccolta giuntina di rime antiche.
Nel 1895 esce, per i tipi Galli (poi confluiti in Baldini, Castoldi & Co), l'opera più importante di Bertacchi: Il Canzoniere delle Alpi. La raccolta, che consacra Bertacchi come cantore delle Alpi e della vita di montagna, ottiene grande successo, e nei primi decenni del Novecento si contano diverse ristampe e riedizioni.
Nel 1898 pubblica invece i Poemetti Lirici, conciliando socialismo, mazzinianesimo e positivismo a temi invece più quotidiani e malinconici. L'ispirazione politica e storica ritorna poi in alcuni componenti delle Liriche umane (1903), raccolta di «ispirazione serena» dedicata alle montagne, al Lago di Como e alla pianura lombarda. Nel 1909, le due raccolte vengono pubblicate in un unico volume.
Nel 1905 esce Le malie del passato, novella poetica pervasa di tristezza. Al 1906, invece, risale Alle sorgenti, silloge nella quale si cantano la libertà dell'ispirazione e l'umiltà dell'uomo rispetto alla natura; in continuità con la produzione precedente, sono qui presenti diversi riferimenti alla fanciullezza del poeta e alla sua coscienza politica, oltre a riferimenti culturali quali i quadri di Giovanni Segantini, Herbert Spencer e Mieczysław Horszowski.
Dopo un periodo di silenzio poetico di due anni, dovuto a problemi di salute, Bertacchi dà alle stampe A fior di silenzio, raccolta caratterizzata da toni crepuscolari e contenente rimandi alla guerra libica e al valore dei soldati italiani, chiamati a combattere «avversari creatici da una necessità della storia».
Nel 1916, in onore della fama poetica e senza sostenere alcun concorso, Bertacchi viene chiamato alla cattedra di letteratura italiana dell'Università di Padova. Durante i primi anni di insegnamento, la sua attività di poeta rimane in secondo piano; l'esperienza della Prima Guerra Mondiale, però, lo porta a cercare nuovi ritmi e nuove soluzioni stilistiche, che confluiscono nella raccolta Riflessi d'orizzonti (1921).
Socialista filantropico convinto, Giovanni Bertacchi non aderisce al partito fascista e si oppone alla strumentalizzazione delle sue opere, in particolare della lirica Balilla, scritta per ricordare il giovane che colpì con un sasso un gendarme austriaco, dando inizio alla Liberazione della Liguria). Di conseguenza, la fama poetica di Bertacchi si affievolisce, e il poeta stesso sperimenta l'isolamento letterario e politico. La sua ultima raccolta edita, Il perenne domani (1929), è intrisa di sentimenti religiosi e si incentra sulla fede nell'aldilà. Nel 1936 il rifiuto a giurare fedeltà al governo fascista pose fine alla sua carriera accademica, dalla quale si ritirò andando in pensione anticipata.
Durante gli ultimi anni, Bertacchi si dedica alla stesura di componimenti in dialetto chiavennasco, arricchendo il suo universo tematico attraverso la ricerca linguistica; sono giunti a noi 17 poesie dialettali.
Negli ultimi anni, la salute di Giovanni Bertacchi inizia a deteriorarsi. La condizione di isolamento e l'esilio politico pesano ulteriormente sulla sua salute mentale. Nel 1938 risulta infatti ricoverato per una forma depressiva presso la Villa Fiorita di Affori, clinica milanese dove è in cura anche negli anni successivi. Nel 1942 viene trasferito in località Turro (Milano), dove muore il 24 novembre 1942.
Due giorni dopo la morte, si tengono i funerali: al mattino a Milano, e nel pomeriggio a Chiavenna, dove viene temporaneamente sepolto nella tomba della famiglia Pandini. Al termine della Seconda Guerra Mondiale, e dopo la caduta del regime fascista, si decide di dare degna sepoltura al poeta chiavennasco. Domenica 25 novembre 1945 la salma del Bertacchi viene messa a riposare nel cimitero monumentale di Chiavenna, dove tutt'ora riposa.
Sulla lapide si legge: «Nel tacer del vento solo le stelle vengono con te».